Devo essere…” “Devo fare…” Come le doverizzazioni ostacolano la nostra vita

davide digiovanniAttualità

Alice Rabai, Psicologa di Life & Mind

Alice Rabai, Psicologa di Life & Mind

Cosa sono le doverizzazioni

Le doverizzazioni sono imperativi caratterizzati dal verbo “devo” che non permettono repliche nei confronti di se stessi (“Devo laurearmi con il massimo dei voti”), verso le altre persone (“Tutti devono ragionare come me”) e verso le situazioni (“Tutto ciò che faccio deve andare come voglio io altrimenti non sarò felice”).

La persona inizia, così, a immaginare scenari catastrofici che si verificheranno se queste aspettative venissero disattese (“Se non passo l’esame la prima volta, non otterrò la laurea”).

Albert Ellis, psicologo che si è occupato di tali meccanismi, aveva capito che non sono le situazioni e gli eventi in sé a farci provare determinate emozioni, ma sono i pensieri e quindi l’interpretazione degli eventi che influenzano le emozioni e il comportamento.

Alla base di questa percezione, spesso, è presente un pensiero automatico, come la doverizzazione, che sfugge alle leggi razionali.

Questi meccanismi rischiano di fare sentire l’individuo, un fallito, ogni volta che quella determinata situazione non si verifica come lui si è imposto e, di conseguenza, innescano stati d’ansia, senso di inadeguatezza, bassa autostima, umore deflesso.

Da dove nascono le doverizzazioni?

Se partiamo dal presupposto che nella vita non possiamo avere la certezza di nulla, ci possiamo già rendere conto che le doverizzazioni sono una trappola che rischia di farci sentire continuamente sotto stress.

Questo è un primo livello di consapevolezza necessario per comprendere che tutto quello che pensiamo è in realtà controllato da pensieri imperativi che abbiamo creato nel corso della nostra esistenza, in parte dettati dalla società in cui viviamo e in parte innescati dai modelli familiari in cui siamo cresciuti.

 

Se nella tua famiglia il valore di un certo tipo di lavoro è stato tanto importante, è molto probabile che tu abbia appreso che o otterrai quel determinato lavoro o sarai un fallimento totale.

D’altro canto anche la società in cui viviamo spinge a raggiungere obiettivi sempre più eccessivi, sia in termini di successo professionale, sia per quanto riguarda la sfera personale; pensiamo ad esempio agli standard estetici cui siamo sottoposti. Tutto ciò rischia di innescare doverizzazioni del tipo “Se non avrò quel fisico nessuno mi accetterà” o “Se non passerò quel colloquio non sarò una persona di successo”.

Strategie per superare le doverizzazioni

Quello che possiamo fare, di fronte alla doverizzazione, è elaborare un pensiero alternativo più flessibile e funzionale che vada a sostituirla. Per esempio pensare “Sono un essere umano e quindi posso sbagliare anch’io” è un pensiero più realistico rispetto a “È intollerabile sbagliare” in quanto non ci espone all’inevitabile frustrazione per non aver raggiunto degli standard di perfezionismo troppo elevati.

Inoltre, può essere utile iniziare a darci alcuni permessi: il permesso di non arrivare sempre primi in una competizione, il permesso di non fare un’interrogazione perfetta, il permesso di prenderci cura di noi stessi, il permesso di non soddisfare continuamente le aspettative degli altri.

Ciò non significa che dobbiamo accontentarci o smettere di cercare stimoli, ma se per esempio un esame all’università va male, è più funzionale pensare che la prossima volta sarà opportuno impegnarsi di più, piuttosto che immaginare la nostra carriera universitaria e, di conseguenza anche quella lavorativa, rovinate.

Tuttavia, se questi pensieri sono diventati così forti da non poter essere gestiti in autonomia, l’aiuto di un esperto può essere fondamentale per aiutarci a ragionare su quanta sofferenza e disagio stiano creando tali meccanismi e per trovare delle strategie utili per gestirli al meglio senza esserne sopraffatti.