Esperienze traumatiche

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Davide Di Giovanni, Psicologo e direttore di Life & Mind Psicologia

Alcune delle persone che vengono nel mio studio hanno un passato difficile. Spesso si tratta di un’infanzia dolorosa, dove lo stare in casa e in famiglia è stato fonte di ansia e disagio.
Pressioni e maltrattamenti psicologici e fisici, minacce continue, tensioni in famiglia, disparità tra fratelli. Spesso si era, o si veniva messi, l’uno contro l’altro. Alcuni vivevano in condizioni economiche difficili.

La richiesta che inizialmente queste persone portano in studio è quella di essere aiutati per attacchi di panico, ansia, scatti di rabbia, fobie e paure, continua inquietudine e nervosismo, difficoltà relazionali, stati dissociativi. Ad una attenta analisi però mi accorgo che è necessario lavorare su qualcos’altro, su un qualcosa che da sottoterra continua a mandare impulsi, che sono appunto le proprie esperienze traumatiche che ancora oggi, a distanza di anni, creano non pochi problemi alla persona.

Questa è una cosa che mi ha sempre affascinato. Fatti di 30-40 anni fa che producono ancora oggi i loro effetti, creando problemi, nonostante il tempo passato. Alcune persone si sentono dire: “sono cose vecchie, non ci pensare, ora hai un’altra vita”. Magari fosse così facile!

Il primo passo che aiuto i miei pazienti a fare è quello di riconoscere che ciò che vivono oggi è frutto di ciò che è successo loro nell’infanzia. Sembrerà strano, ma molte persone non riescono a fare il collegamento, o comunque non lo fanno appieno. Dare un perché ai sintomi che si vivono è fondamentale.

Dopodiché è importante insegnare alla persona a gestire i propri sintomi di ansia e rabbia. Si insegnano delle tecniche molto utili nel fare questo, e si lavora sul relazionarsi con gli altri in modo più efficace meno conflittuale. Fatto questo bisogna lavorare sulle paure e fobie attualmente presenti. Solitamente sono paure legate all’imprevedibile, come paura del buio, del dormire da soli, di camminare sulle grate, e simili. Alcune sono connesse ai maltrattamenti subiti.
Si aiuterà la persona ad affrontare gradualmente ciò che la spaventa. È poi importante lavorare direttamente sulle esperienze traumatiche, che vanno rielaborate, affrontate e gestite, cercando di dare loro un significato. Se il paziente è d’accordo si usa anche l’ipnosi.

Si può pianificare poi con la persona di tornare nei luoghi in cui le esperienze negative sono avvenute.
Rispetto ad altre persone, i soggetti con disturbi legati ad un passato traumatico hanno solitamente necessità di un intervento psicologico più lungo.
Questo è in parte dovuto al fatto che le esperienze traumatiche si sono protratte per anni dentro le mura domestiche, si è proprio stati plasmati in questo modo, per 15-20 anni, se non di più.
Le persone che dovevano curarci, proteggerci e volerci bene sono state fonte di stress e disagio. Proprio per questo il passato non va dimenticato ma risistemato. E bisogna farlo con la maggior cura possibile (con tanti chiodi, come nell’immagine), per evitare che dopo tempo torni a dare problemi. Ma se ne può uscire.

I risultati che vedo nei pazienti sono positivi, ci sono miglioramenti spesso consistenti nei vari ambiti della loro vita. Spesso trovano riscontro anche dalle persone che gli stanno intorno.