La Teoria Biopsicosociale della depressione

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“Sii depresso. Oppure motiva te stesso. Qualunque cosa vada fatta, è sempre tua la scelta.”   WAYNE W. DYER

Il paziente depresso

Alice Rabai, Psicologa di Life & Mind

Alice Rabai, Psicologa di Life & Mind

La persona che soffre di depressione non riesce a sentire interesse per le normali attività, è incapace di provare piacere per le cose che prima la stimolavano, si sente inadeguata e ogni azione, anche la più semplice, appare un ostacolo insormontabile.

Solitamente, a tutto questo, si aggiungono alterazioni del sonno (insonnia o ipersonnia) e dell’alimentazione (perdita o aumento dell’appetito).

Sono frequenti anche le difficoltà di concentrazione, i problemi di memoria e i disturbi dell’attenzione.

Ma cosa innesca un disturbo depressivo? Quali sono le cause che più frequentemente originano tale condizione?

Il modello biopsicosociale

Nato in contrapposizione al tradizionale modello biomedico, il modello biopsicosociale (BPS) di Engel dimostra il ruolo imprescindibile del rapporto tra diversi elementi (culturali, sociali, psicologici, neurali).

Mentre il primo era incentrato sul presupposto che l’eziologia di un disturbo fosse limitata alle interazioni fisiche e chimiche degli elementi coinvolti, il modello BPS sostiene che ogni condizione di salute e di malattia sia la conseguenza dell’interazione reciproca tra fattori biologici, psicologici, sociali e culturali.

Spiegare la depressione attraverso il modello BPS

Il modello biomedico considerava la depressione come il risultato dello sbilanciamento di alcuni neurotrasmettitori; di conseguenza, prevedeva come soluzione, l’intervento per ristabilire questo equilibrio molecolare.

Il modello BPS, invece, si concentra sull’interazione tra diversi fattori che possono originare tale disturbo.

Fattori biologici: tra questi troviamo la componente genetica e le predisposizioni, sia quelle ereditarie, sia per il genere femminile.

Gli studi più recenti hanno dimostrato che avere genitori che soffrono di disturbo dell’umore comporta un fattore di rischio doppio. Inoltre, nei campioni depressi, sono stati riscontrati livelli più bassi di ormoni quali testosterone ed estrogeni. Se per la genetica, così come per le predisposizioni ereditare, non si può intervenire in alcun modo, per i neurotrasmettitori alterati, è possibile agire farmacologicamente.

Fattori socio-ambientali: le crisi depressive hanno più probabilità di svilupparsi a seguito di eventi di vita avversi come lutti, perdite, separazioni, cambiamenti importanti. Inoltre, spesso, alla base della depressione è possibile individuare veri e propri traumi come calamità ambientali, episodi di violenza, problemi economici, che per la loro drammaticità possono innescare alti livelli di umore deflesso, anche solo per il semplice fatto di essere stati spettatori di tali eventi.

Fattori psicologici: la sintomatologia depressiva può insorgere se è legata alla delusione per le aspettative disattese, infatti, il soggetto si ritrova a vivere una condizione che non ha scelto e che mina la sua progettualità rischiando di innescare il vuoto interiore tipico della depressione. Altre caratteristiche psicologiche possono riguardare la bassa autostima e la percezione di inadeguatezza che rischiano di consolidare nell’individuo la convinzione di non essere adeguato a gestire le difficoltà della vita.

Alla luce di ciò è importante considerare che una persona può avere una predisposizione genetica, ma affinché si sviluppi la sintomatologia depressiva, è necessario che siano presenti alcuni fattori sociali, come un trauma o un livello estremo di stress sul lavoro o nella vita familiare, e fattori psicologici individuali, come scarsa autostima, elevati standard di perfezionismo e tendenza alla rimuginazione.